E alla fine non poteva mancare che lui, l'uomo sul banco degli imputati, Antonio Brown che ieri per la prima volta è apparso davanti ai cronisti dopo il caos del video dello spogliatoio dopo la gara coi Chiefs.
«Non posso che essermi pentito. È stata una distrazione
totale per l’organizzazione, per i miei compagni ed ovviamente i miei coach. Ho
il massimo rispetto dei miei coach per questo sono veramente rammaricato. Mi
sono lasciato trasportare dal momento. Pensavo all’anno scorso quando non ero
stato in grado di giocare il divisional, di poter stare con la squadra, ero
veramente esaltato. Nessuno di noi è perfetto. sono umano e farò altri errori
ma come uomo devo crescere dopo errori come questo. Volevo far vivere ai tifosi
l’eccitazione che c’era nello spogliatoio e penso la gente lo abbia capito».
Sulla possibile
distrazione che la vicenda potrebbe avere Brown è abbastanza chiaro. «Stiamo
parlando di championship quale altra motivazione servirebbe? Abbiamo lavorato
tutto l’anno per essere qui in questo momento. Ci siamo e siamo esaltati da
questa possibilità».
Il ricevitore s’è poi rifiutato di chiarire se abbia un
contratto con Facebook e non ha chiarito se farà altri video live e di non
essere stato a conoscenza in precedenza della regola che vieta ai giocatori di
usare i social 90 minuti prima e dopo le gare.
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